L'elettrostimolazione muscolare è causa di Rabdomiolisi? Facciamo chiarezza.

L'elettrostimolazione muscolare è causa di Rabdomiolisi? Facciamo chiarezza.

Mi è capitato di leggere un articolo del Sg. Simone Mencaccini, allenatore physical coach della Filottrano Volley in cui riportava due casi di rabdomiolisi dopo allenamento con elettrostimolazione su due giovani atleti. In questo articolo attribuiva all’elettrostimolazione la causa di tale processo, con sviluppi di CK pari a 240.000 U/L; da questi sosteneva che l’esercizio con EMS non abituale potesse essere dannoso ed essere causa di rabdomiolisi anche in atleti altamente allenati. Suggeriva, inoltre, che l’allenamento con elettrostimolazione non dovrebbe essere condotto da principianti dell’allenamento della forza e di controllare l’attività della CK plasmatica e il colore delle urine per i suddetti principianti che si sottopongono ad allenamento con EMS.

A tal proposito, credo sia doveroso far chiarezza sulla rabdomiolisi e sulla modalità con la quale si esegue una seduta di elettrostimolazione al fine di evitare tale problematica.

Iniziamo con il chiarire il concetto anatomopatologico di rabdomiolisi (RML) come un danneggiamento del tessuto muscolare a causa di una lesione (rabdomio = muscolo scheletrico e lisi = rapido esaurimento).

La cellula muscolare lesionata perde la mioglobina (una proteina) nel flusso sanguigno; questa può essere tossica per le cellule renali e può danneggiare e ostruire il sistema di filtrazione del rene, con gravi conseguenze, fino all’insufficienza renale (identificata come la peggiore delle complicanze della rabdomiolisi).

Lesioni muscolari significative possono causare spostamenti di liquidi ed elettroliti dal flusso sanguigno alle cellule muscolari lesionate e in senso contrario; di conseguenza, può verificarsi disidratazione. Livelli elevati di potassio nel sangue (ipercalcemia) possono essere associati a disturbi del ritmo cardiaco con problematiche di tachicardia e fibrillazione ventricolare.

Le complicanze della rabdomiolisi comprendono anche la coagulazione intravascolare disseminata; tale condizione si verifica quando piccoli coaguli di sangue iniziano a formarsi nei vasi sanguigni.

Andiamo, ora, a esaminare quali siano le effettive cause di rabdomiolisi:

  • grave trauma contusivo e lesioni da schiacciamento
  • elettrocuzione
  • colpi di luce
  • gravi ustioni
  • immobilizzazione prolungata (es. persone allettate per un lungo periodo di tempo)
  • esercizio fisico eccessivo (es. maratona, eccessivo sollevamento pesi)
  • pazienti in stato epilettico (con prolungate contrazioni spastiche muscolari)
  • reazioni distoniche che provocano spasmi muscolari
  • assunzione di farmaci per abbassare il colesterolo (es. statine)
  • assunzione di farmaci antidepressivi
  • alcuni anestetici (possono causare ipertermia con febbre alta e rigidità muscolare)
  • alcune varietà di droghe (es. cocaina, eroina, anfetamine)
  • ipertermia e ipotermia (temperatura corporea alta o bassa)
  • complicazioni derivanti da infezioni causate da batteri, virus e funghi
  • complicazioni derivanti da veleno da morsi di serpente e di ragno (vedova nera).

 

La sintomatologia da rabdomiolisi:

  • debolezza muscolare
  • dolore
  • rigidità
  • febbre
  • nausea
  • confusione
  • malessere generale
  • urina notevolmente scura.

Il danno muscolare provoca una infiammazione che porta a gonfiore e debolezza dei muscoli interessati.

Il colore scuro delle urine è dovuto alla mioglobulina che viene escreta proprio nelle urine.

Alcuni individui affetti descrivono questo sintomo come sangue nelle urine ma, se esaminato al microscopio, non si rintracciano globuli rossi.

La diagnosi

Viene effettuata attraverso la valutazione delle potenziali cause della lesione muscolare che, a volte, è facilmente attribuibile a un trauma; in altri casi, si dovranno raccogliere informazioni dettagliate per risalire alla causa della lesione muscolare. L’esame obiettivo non si concentrerà solo sui danni muscolari ma anche sulle potenziali complicazioni dell’insufficienza renale e dell’ipercalcemia con disturbi del ritmo cardiaco.

Gli esami del sangue possono includere un emocromo completo e il profilo di coagulazione, elettroliti, funzionalità renale (azotemia e creatinina) e creatinfosfochinasi (CPK), una sostanza chimica presente nel muscolo che viene anche rilasciata nel flusso sanguigno nel caso di danno muscolare.

Normalmente, i valori di normalità nell’uomo sono di 52-336 U/L e nella donna di 38-176 U/L.

Livelli marcati di CPK potrebbero essere attribuibili a rabdomiolisi; attenzione, però, a non incorrere in diagnosi affrettate perché valori alti di CPK possono essere causati da fattori diversi:

  • abuso di alcool
  • convulsioni
  • defibrillazione
  • delirium tremens
  • distrofia muscolare
  • evento cerebrovascolare
  • infarto
  • infarto polmonare
  • infiammazione muscolare
  • iniezione intramuscolo
  • ipokaliemia
  • ipotiroidismo
  • mixedema
  • operazione chirurgica
  • polimiosite
  • psicosi
  • trauma cranico
  • shock elettrico.

Ecco, allora, l’importanza di una attenta valutazione da parte del medico che, in caso di valori alti di CPK, provvederà anche alla prescrizione delle analisi delle urine per accertarsi che non ci sia presenza di mioglobina. Infatti, in alcuni casi, si potrà osservare una colorazione scura delle urine e, se il test chimico del sangue nelle urine è positivo ma non si osservano globuli rossi al microscopio, è fondamentale controllare la presenza di mioglobina.

La terapia

Deve mirare a prevenire un coinvolgimento renale, favorendo il flusso ematico renale, mediante l’apporto di liquidi e l’uso di farmaci che favoriscono la diuresi e limitando la precipitazione della mioglobina urinaria attraverso alcalinizzazione delle urine con infusione di bicarbonato di sodio. Se si interviene prontamente si può curare abbastanza facilmente aumentando molto l’idratazione per consentire lo smaltimento della mioglobina senza danni renali.

La prevenzione

Il rischio di rabdomiolisi da sforzo può essere ridotto o evitato aumentando gradualmente l’intensità durante i nuovi regimi di esercizio, idratandosi adeguatamente, acclimatando ed evitando i diuretici durante i periodi di attività faticosa. In tutti i programmi atletici, dovrebbero essere presenti tre caratteristiche:

  1. esercizio prolungato di intensità inferiore, al posto di esercizi ripetitivi di intensità massima;
  2. adeguati periodi di riposo e una dieta ricca di carboidrati, per ricostruire le riserve di glicogeno;
  3. corretta idratazione, per migliorare la clearance renale della mioglobina.

Inoltre, l’esercizio con temperatura e umidità superiori alla media può aumentare il rischio di RML.

Fatta maggiore chiarezza riguardo a quali siano effettivamente le cause della RML, è doveroso analizzare il perché i medici affermino che la stimolazione elettrica sia rischiosa, specie se sostituita alla ginnastica.

Diversi medici, in particolare il Dott. Nicola Maffiuletti, direttore dello Human Performance Lab della Clinica Ortopedica Schilthess di Zurigo, ha raccontato, sulle pagine del British Medical Journal, di come un nuovo genere di ginnastica passiva sia facendo proseliti ma su cui si addensano le prime nubi riguardo la possibilità di essere causa di rischio di RML. Il Dott. Maffiuletti afferma come l’utilizzo di queste tute elettrostimolanti sia rischioso ai fini della rottura delle fibre muscolari al punto da provocare il rilascio nel sangue di mioglobina, finendo per danneggiare i reni.

Maffiuletti continua: “Il problema è che la tecnica di elettrostimolazione muscolare viene generalmente considerata sicura perché mutuata proprio dal campo della fisioterapia e della riabilitazione, dove gli elettrodi vengono applicati a singoli gruppi muscolari per recuperarne la funzionalità dopo un trauma o una malattia. L’industria del fitness, però, ha estremizzato questo trattamento e, dopo averlo usato per potenziare glutei, addominali e pettorali, è arrivata ad applicare gli elettrodi su tutto il corpo, con conseguenze ancora non ben definite. Il pericolo sta nell’applicare più elettrodi su gambe, braccia e tronco: così si ha molta corrente, tutta allo stesso tempo. Nessuno ha ancora effettivamente quantificato la dose; non è proprio come sollevare 3 o 5 chili in palestra”. “Se applichi la stessa corrente a me, poi a te, poi a mia moglie, e poi a mio figlio, la reazione della pelle e dei tessuti vicini ai muscoli sarà differente – aggiunge l’esperto – per questo usare “dosi” di corrente standard per soggetti diversi è una pessima idea”.

La raccomandazione degli esperti è dunque quella di fare molta attenzione e usare questi dispositivi con cautela. L’elettrostimolazione muscolare va bene se applicata a piccole dosi e solo su alcuni muscoli, non su tutto il corpo: il trattamento non deve sostituire il normale esercizio fisico, ma può completarlo per quelle persone che si allenano almeno tre volte a settimana. Occhio, poi, alle modalità: molte palestre consigliano la stimolazione elettrica durante gli esercizi, dunque in movimento, mentre nelle cliniche riabilitative i pazienti stanno fermi durante la stimolazione, proprio per evitare possibili danni muscolari.

Con questi ultimi consigli da parte dei medici vi lascio alle vostre riflessioni e, se volete risposte su come va usata l’elettrostimolazione in maniera fisiologica, vi invito a consultare il nostro sito metbodyzone.com, a seguire le nostre pagine social e, perchè no, a contattarci.

Massimiliano Lattanzi